Oltre la paura

Posted on 30 Maggio 2012 di

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A poco più ventiquattr’ore dalla nuova ondata di scosse che hanno colpito il territorio mantovano abbiamo pensato di lasciarci alle spalle le crepe che dilaniano il patrimonio artistico della città e siamo andati nella bassa, precisamente a Pegognaga e Moglia, ad una manciata di chilometri dall’epicentro del sisma. Cerchiamo di raccontare cosa abbiamo visto con le parole e le immagini, evitando sensazionalismi, per offrire un contributo alla necessità di sapere e di approfondire.
A Pegognaga la seconda serie di scosse ha provocato l’inagibilità delle strutture pubbliche e di diverse strutture private portando al transennamento di buona parte del centro storico. L’emergenza è stata affrontata da tutta la macchina amministrativa del comune. Dai dipendenti ai membri della giunta, sono stati tutti uniti nell’allestire un campo improvvisato all’interno del parco comunale: la presenza delle tensostrutture del Festival Pegorock (annullato in queste ore) è stata provvidenziale per dare sostegno e riparo a cittadini sfollati e/o impauriti.
Questa mattina in tutti i parchi pubblici capannelli di famiglie, di cui molte migranti, cercavano sollievo all’ombra, mentre nei giardini delle case che circondano il paese quasi ovunque sono state installate tende da campeggio. In mattinata arrivata la protezione civile che ha iniziato ad insediarsi nel comune colpito dal terremoto. La rete solidale in queste zone forte e caratterizza anche esperienze come quella della comunità Sikh, che dai propri fratelli del Friuli hanno fatto arrivare un automobile carica di bottiglie d’acqua.

Ingenti danni a Moglia (Foto di Lorenzo Cattalani)

Le strade basse che portano a Moglia sono costellate di vecchie cascine crollate o inagibili: dove non era arrivato lo spopolamento delle campagne di questi anni è riuscita la serie di eventi sismici. In quelle poche cascine ancora abitate che appaiono dalla strada, i numerosi abitanti impiegati negli allevamenti della zona, hanno allestito delle piccole tendopoli.
La minuscola frazione della Galvagnina, poco più di un crocevia stradale, è completamente circondata dalle transenne che delimitano la chiesetta di campagna su cui sono comparse numerose crepe.
Arriviamo a Moglia dalla vecchia Strada Romana in quel quartiere che la toponomastica ha dedicato ai pionieri del socialismo mantovano.

Qui le case hanno retto meglio ma la paura è ancora tanta. Andando verso il centro del paese ci rendiamo conto della devastazione: le cronache raccontano che l’80% delle case risultano lesionate e il centro storico è la parte del paese che versa nelle condizioni più critiche. Villette con i tetti crollati o con gravi crepe strutturali: una scena che purtroppo continua anche uscendo dal paese, verso Via Canova dal versante delle campagne e in Via Tullie dove alcuni palazzi sono ancora in piedi ma letteralmente sventrati. Il cuore delle strutture comuni ovvero scuole, municipio e chiese sono irrimediabilmente danneggiate.
Per le vie del paese non è difficile imbattersi in persone che cercano di portare via poche cose dalla propria abitazione in un misto di commozione e incredulità; altre hanno piantato la tenda nei giardini pubblici. Particolarmente inquietante il fenomeno della liquefazione delle falde che ha fatto emergere fanghiglia e sabbia nera anche in pieno centro.
Il campo di accoglienza per gli sfollati doveva essere lentamente smantellato in questi giorni per tornare alla normalità, ma l’emergenza del 29 maggio ha reso necessario invece addirittura un suo ampliamento. Sono arrivate altre squadre della Protezione Civile che lavorano senza sosta insieme ai Vigili del Fuoco: l’accesso al campo è libero e, per fortuna, non presenta eccessivi segni di militarizzazione.

Campo sfollati a Moglia

Al campo si parla una babele di lingue: il centro storico flagellato, infatti, è abitato da diversi nuclei famigliari di lavoratori stranieri poiché in quell’area le case sono più vecchie e quindi gli affitti più bassi.
A Moglia come in tutta la Bassa, Italiani e migranti, già colpiti dalla crisi, ora si trovano a dovere fronteggiare una situazione di emergenza e di preoccupazione per il futuro: dal comparto lattiero-caseario (che il terremoto ha colpito fino a all’hinterland del capoluogo) alla piccola industria metalmeccanica o ortofrutticola, il tessuto produttivo in ginocchio e sono centinaia le famiglie di lavoratori per cui il futuro rimane una incognita. Le stalle e i fienili così come diversi capannoni, sulle cui modalità di costruzione stanno già partendo inchieste giudiziarie, sono crollati o fortemente compromessi.
Quando la situazione si sarà stabilizzata si potrà iniziare a parlare di ricostruzione, di costi ingenti e ragionare sul perchè dobbiamo piangere un numero drammatico di operai morti sul lavoro; ma prima è importante far sentire da tutti noi la nostra vicinanza stringendo rapporti di solidarietà con chi ha perso tutto.

Informati!Mantova, al pari di altre strutture associative e/o politiche si è già messa a disposizione per costruire una rete solidale per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. Già nei prossimi giorni (forse ore) verranno messe in piedi le prime iniziative concrete.

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